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Metodi di raccolta di investimenti

Esistono 3 diversi metodi di raccolta di investimenti per le aziende e le startup:

  1. Crowdfunding
    Processo collaborativo di un gruppo di persone, generalmente piccoli investitori, che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni, quasi sempre tramite piattaforme digitali. Un esempio ne è KickStarter.
    Non si applica la complessa e costosa legislazione in tema di strumenti finanziari.
  2. IPO
    Offerta pubblica iniziale, cioè lo strumento attraverso il quale una società ottiene la diffusione dei titoli nel mercato diffuso.
    Si applica la complessa e costosa legislazione in tema di strumenti finanziari.
  3. ICO
    Strumento di raccolta fondi da parte di una azienda nuova o esistente, tramite l’emissione di token su blockchain.
    Si applica la complessa e costosa legislazione in tema di strumenti finanziari.

 

ICO

Le ICO possono essere di due tipi:

  1. UTO (utility token offerings)
    Significa che l’azienda emette token di tipo utility (utility token).
    I token emessi, essendo di tipo utility, danno al compratore diritto di usufruire di beni e/o servizi dell’azienda, come ad esempio sconti o “servizi VIP”.
    Pertanto, l’UTO appare simile al crowdfunding, che non prevede l’applicazione della normativa degli strumenti finanziari. Però l’UTO permette la compravendita del token rilasciato al finanziatore. Ciò comporta una non limpidissima chiarezza nella scelta della normativa applicabile. Ad oggi in Italia infatti, non è chiaro a quale disciplina giuridica vada fatta afferire tale strumento di raccolta fondi.
  2. STO (security token offerings)
    Significa che l’azienda emette token di tipo security (security token).
    I token emessi, essendo di tipo security, concedono al compratore il diritto di partecipare agli utili, nonché diritto di voto e altri diritti simili.
    E’ chiaro che in questo caso, stiamo parlando di un vero e proprio strumento finanziario, con tutto ciò che ne deriva per costi e legislazione applicabile.

 

Costi di UTO e STO

Alla luce di quanto abbiamo visto pertanto, è evidente che sia l’UTO, che a maggior ragione la STO, abbiano costi molto elevati.

I costi elevati derivano per entrambi gli istituti, dalle 3 seguenti cause:

  1. Creazione di liquidity pool (pool di liquidità)
    Per permettere la compravendita dei token emessi su blockchain, occorre creare dei liquidity pool. Ciò significa che se voglio che il mio token appena emesso valga ad esempio un dollaro, dovrò creare un liquidity pool, che metterò su una piattaforma come ad esempio UniSwap, che al suo interno abbia 50.000 token appena creati e 50.000 USDC (stable coin del valore di un dollaro). Il costo minimo per creare dei liquidity pool che abbiano un senso, anche se poi è da valutare caso per caso, si aggira almeno sui 100.000€ per ogni liquidity pool.
  2. Certificazione degli smart contract di creazione e gestione dei token.
    Quando si emettono token per una raccolta fondi, è necessario far certificare il proprio codice da aziende di certificazioni terze, come ad esempio Certik. I prezzi di certificazione generalmente si aggirano intorno ai 10.000€ per ogni smart contract.
  3. Disciplina degli strumenti finanziari
    Applicandosi tale disciplina, sarà necessaria la consulenza e l’intervento di commercialisti, e studi legali con competenze specifiche sull’argomento.

Alla luce di ciò si deve ritenere che le spese su elencate, a cui vanno aggiunti i costi di sviluppo e marketing, comportano che una ICO abbia un costo minimo iniziale di 300.000€. Generalmente tali progetti, sono messi in pratica da aziende di grandi dimensioni. Un esempio conosciuto ne sono le squadre di calcio di Serie A, tramite l’emissione dei così detti fan token.

Riassumendo, possiamo stabilire che le spese per lanciare una ICO sono le seguenti.

  1. Consulenza e intervento legale e del commercialista.
  2. Sviluppo degli smart contract su blockchain.
  3. Creazione del liquidity pool.
  4. Certificazione del codice da parte di un ente di certificazione esterna, come ad esempio CertiK.
  5. Marketing.

Pertanto il costo totale difficilmente può essere inferiore a 300.00€.

 

Posso listare un token su Crypto.com, Binace e altri CEX?

Per listare, cioè rendere acquistabile e vendibile, il proprio token sui CEX, cioè exchange centralizzati, come ad esempio Crypto.com e Binance, è necessario un contatto diretto con tali istituti. Ciò naturalmente comporta un notevole esborso di denaro, sia per per le negoziazioni con tale istituto, sia per dare seguito a tutte le esigenze di verifica che vengono richieste.

 

Alternativa alle ICO

E’ però possibile per le aziende di piccole e medie dimensioni, emettere comunque dei token per la raccolta di denaro, senza ricorrere a spese così elevate.
E’ possibile infatti emettere security token, che ricordiamo dare al compratore diritto di usufruire di beni e/o servizi dell’azienda, come ad esempio sconti o “servizi VIP”, e fare in modo che tali token non siano compravendibili. Oppure è possibile utilizzare l’emissione di NFT ERC721 invece dei token ERC20. Ciò consente di rendere lo strumento emesso compravendibile perché gli NFT per essere scambiati, non necessitano di liquidity pool, che come abbiamo visto hanno un costo molto elevato. Inoltre, la compravendita di NFT può essere ricompresa nella fattispecie di compravendita di opere d’arte.
Pertanto, tramite una consulenza tecnica e legale mirata, è senza dubbio possibile raggiungere comunque dei risultati, senza dover ricorrere all’attività di ICO.

 

Disclaimer

ATTENZIONE! La presente pagina non è un consiglio finanziario, né una consulenza legale. Rivolgersi sempre ad un commercialista ed un legale specializzato, prima di investire e/o creare progetti nel presente ambito.
Per maggiori informazioni, puoi visitare l’articolo di approfondimento.

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